Tasso fisso o variabile: pro e contro, ecco quale scegliere
Mutuo a tasso fisso o variabile: il calcolo
La scelta più importante che chi intende stipulare un mutuo è chiamato a compiere riguarda la natura del tasso. La domanda è sempre la stessa: tasso fisso o variabile? La decisione influisce in maniera netta sulla rata, ma questo non è l’unico fattore da prendere in considerazione. Occorre in verità fare delle riflessioni in prospettiva futura, intuire – per quanto possibile – cosa riservi il mercato a medio e a lungo termine.
Prima di concedere spazio alla riflessione è necessario, però, comprendere come vengono calcolati il tasso fisso e il tasso variabile, e quindi quali sono gli elementi che li determinano. In entrambi i casi, viene posto un parametro di riferimento, al quale – eventualmente – ne vengono aggiunti altri.
Tasso fisso o variabile per i mutui
Per quanto riguarda il tasso fisso, il parametro – o per meglio dire l’indice – è l’IRS, che riflette l’andamento degli investimenti obbligazionari a medio e lungo termine.
Per quanto riguarda il tasso variabile, invece, l’indice è l’Euribor, che può essere definito come il tasso medio al quale le banche si prestano denaro tra di loro. E’ quindi una sorta di tasso interbancario. Può essere a tre mesi, sei mesi, un anno e così via.
Nella composizione del tasso variabile “da mutuo” viene in genere preso in considerazione l’Euribor a sei mesi. A questo parametro, che può essere anche molto basso (attualmente siamo vicini allo zero) la banca aggancia uno spread, espresso in punti base, che può essere più o meno incisivo, ma che è espresso solitamente nell’ordine delle cento-duecento unità.
Meglio il mutuo a tasso fisso o il mutuo a tasso variabile?
Da un punto di vista logico, è facile rispondere alla domanda “è meglio il tasso fisso o il tasso variabile?”. Dipende dalla scala di priorità di chi chiede il mutuo.
Se assegna un valore molto alto alla sicurezza e alla tranquillità, allora sceglierà il tasso fisso, che in virtù di una rata pesante consente una programmazione a lungo termine circa le proprie voci di spesa. Se invece reputa più importante il risparmio, anche a costo di una certa insicurezza, allora si indirizzerà verso il tasso variabile.
Ma c’è dell’altro. Va preso in considerazione il fattore “futuro”. È necessario prevedere cosa il mercato riserverà, perché a certe condizioni il tasso variabile può dare vita a rate più pesanti rispetto al tasso fisso. È tutta una questione di tassi di riferimento, dalla quale derivano gli indici Euribor.
Attualmente, la scelta tra tasso fisso o variabile è facile, ma solo perché il parametro è vicino allo zero. Ciò vuol dire, però, che nel futuro può solo salire, e quindi la prospettiva è quella di una progressiva perdita di competitività da parte del tasso variabile.